Uomo prima professione

Hai sedici anni, la facilità di battere la fatica prima di tutti e arrivare prima al traguardo degli altri. Ai ventidue passi professionista, ti pagano, non il giusto, ma ti pagano; la compagna di sempre che ti inizia ad inseguire, la famiglia che prova a coprirti le spalle, i componenti di squadra che sognano il tuo stesso sogno.

Vinci, addosso. Perdi, fai posto.

È il mantra che ti ripetono silenziosamente nei gesti, passi da un passato di piacere a un presente di dover piacere, è tifo, non la malattia ma, tu, malattia. Infetti.

Ti seguono dappertutto, perfino in bagno con provette ad effetto, ci pisci dentro passando dal segno della croce, ancora non ti buchi, non ingoi, sei ancora uno dei tanti esperimenti. A tavola ti osservano; qual è il tuo istinto!? vorace come in salita? passi il pane? e l’acqua?

Passi il pane.

Ecco, non ci voleva, notte fonda, occhi gialli, amfetamina.

Troppo stanco per fare storie, ci si deve fidare, tanti impegni sulle spalle, nessuna macchia sulla pelle, le grandi corse costano di notte, di giorno iniziano sempre più a pesare, gli sponsor osservano chi ti osserva e tu sei il bello tra i belli, il cavallo giusto per l’oro.

Non riesci più a meditare un’azione con i piedi per terra, il culo sulla sella ti tiene sospeso.

È il tempo del manager, quello allucinante, ti ha scelto per il medico, per i tuoi sandali rotti che calzi con disinvoltura, per la tua bici che porti a letto e, primariamente, per il tuo iniziale anfetaminico senza tante storie, anche se di notte.

Vincere è una questione di vita e morta d’altri, d’esistenza tua e tu, vorace sì ma generoso di più, non avresti il coraggio di voltare le spalle agli occhi di chi ha giocato la sua seconda, di vita, su di te.

Epo e poi chissà, lo fanno tutti, facendo finta di niente, tranne che in doccia.

Ciò nonostante non  riesci comunque ad arrivare prima al traguardo come prima, siete tutti allo stesso livello adesso, è questione di dettagli adesso, non sarai più lo stesso, adesso.

Arriva un figlio e il mutuo come scuse per dar carica ai dettagli, non accetti. Né scuse, né dettagli. Trentacinque anni, lasci tutto, la scuse le hai viste di giorno, nel figlio hai ritrovato valori.

Non arriva comunque sempre nessuno a capire il tuo lascito, solo Gianni, dall’alto di un purgatorio nel cielo t’ammicca tra le stelle. Gianni, quello dei sì ai dettagli.

Oggi vivi in una roulotte e hai perso alla roulette, vendi bici usate e rimesse in tiro per studenti ribelli. Non hai un bell’aspetto, sei passato come un selfie, puzzi d’olio, ma non d’ingranaggio, non hai rimpianti. Sono, dici, e davanti allo specchio prima di coricarti, scrivi col sapone: domani finirà il tour e, sorridi.

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